Nell’ultimo secolo e mezzo il livello del Mar Mediterraneo si è alzato di circa 1,25 millimetri all’anno, un tasso più che raddoppiato rispetto agli ultimi 4000 anni. Il dato emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto da un team internazionale coordinato da Matteo Vacchi, ricercatore dell’Università di Pisa.
L’analisi ha permesso di quantificare l’impatto delle emissioni di gas a effetto serra legate alla rivoluzione industriale sull’innalzamento del Mar Mediterraneo e consentirà di prevedere meglio gli scenari futuri. I modelli attualmente disponibili, infatti, sono su scala globale e vanno calibrati su scala più piccola, in particolare per un bacino semi-chiuso come il Mediterraneo, dove le conseguenze del cambiamento climatico sono diverse da quelle che si verificano negli oceani.
L'innalzamento del livello dei mari è infatti strettamente correlato al riscaldamento globale, che agisce in due modi. Primo, scioglie ghiacciai e calotte polari, facendo arrivare più acqua agli oceani. Secondo, alza la temperatura dell'acqua del mare, il cui volume si espande a causa del calore. Ciò comporta maggiori rischi per le popolazioni che vivono lungo le zone costiere e sulle isole e rappresenta una minaccia per infrastrutture, attività umane ed ecosistemi.
Lo studio internazionale ha preso in considerazione l’andamento dei tassi di innalzamento del Mediterraneo negli ultimi 10.000 anni, attraverso 400 indicatori ottenuti da carotaggi e campionamenti subacquei.
Dall’analisi è emerso che tra i 10.000 e i 7.000 anni fa, durante la prima fase di fusione delle calotte glaciali, i tassi di risalita del livello del mare si sono attestati in media a circa 8.5 mm annui. Da quel momento e per gli ultimi 4000 anni, con la stabilizzazione delle calotte glaciali, i tassi medi sono scesi e sono rimasti nell’ordine degli 0.45 – 0.55 millimetri l’anno. Dal 1850 ad oggi si è registrata invece una nuova e rapida impennata con tassi medi che si attestano tra 1.1 e 1.3 millimetri l’anno come anche indicato dalle stazioni mareografiche più antiche del Mediterraneo a Genova, Marsiglia e Trieste.
Oltre all'Università di Pisa hanno partecipato alla ricerca la Rutgers University (USA), il CNRS-Université de Franche-Comté (Francia), il CNRS-Université Toulouse Jean Jaurès e la University of Bremen (Germania).
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